Dalle Dolomiti all’Appennino: come l’altitudine influenza la vegetazione nelle montagne italiane

Dalle Dolomiti all'Appennino: come l'altitudine influenza la vegetazione nelle montagne italiane

L'anello della Val Popena da Misurina e l'incontro con la "leggenda" Gianni Pais Becher
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Dall’Appennino alle Alpi e Dolomiti

Le montagne italiane, dall’Appennino fino all’arco alpino e alle Dolomiti, offrono una varietà di paesaggi unici, modellati dall’altitudine e dai fattori climatici.

Ogni fascia altitudinale presenta ecosistemi diversi, con flora che si adatta in modo specifico alle condizioni ambientali.

Comprendere come l’altitudine influisca sulla vegetazione è fondamentale per gli appassionati di trekking e per chi desidera esplorare le ricchezze naturali di queste aree.

In questo articolo, esploreremo le principali fasce altitudinali, dai boschi di latifoglie delle basse quote agli ambienti alpini e subalpini, mettendo in evidenza come l’altitudine influenzi la composizione floristica tra Appennino e Alpi, inclusi i particolari scenari offerti dalle Dolomiti.

Vegetazione e altitudine: le Fasce altitudinali

Fascia Planiziale (0-300 m s.l.m.)

Questa è la fascia altitudinale più bassa, situata in pianura e in prossimità delle coste.

Qui il clima è mite, con inverni temperati ed estati calde.

I boschi tipici di questa zona sono spesso caratterizzati da foreste di querce (come il leccio Quercus ilex) e pini mediterranei (come il pino domestico Pinus pinea).

  • Specie caratteristiche: Leccio, Roverella (Quercus pubescens), Sughera (Quercus suber), Pino domestico.
  • Ambienti tipici: Bosco mediterraneo, macchia mediterranea.

Fascia collinare (300-800 m s.l.m.)

In questa fascia, il clima inizia a diventare più fresco, con una maggiore escursione termica tra estate e inverno.

La vegetazione cambia progressivamente, passando da una prevalenza di querce a una maggiore presenza di castagni (Castanea sativa) e altre latifoglie. Le specie decidue iniziano a predominare, grazie alle temperature più fresche.

Questa fascia si estende su entrambe le catene montuose, sia nell’Appennino che nelle Alpi, anche se nelle Dolomiti, le condizioni climatiche leggermente più fredde portano a una maggiore presenza di conifere anche a quote inferiori.

  • Appennino: Si trovano abbondanti castagneti, una risorsa economica e alimentare importante per le popolazioni locali.
  • Alpi e Dolomiti: A quote simili, prevalgono le querce miste, ma si iniziano a vedere i primi pini silvestri in corrispondenza delle valli alpine più strette.

Fascia montuosa (800-1500 m s.l.m.)

Superata la quota di circa 800 metri, il clima diventa sensibilmente più rigido, con inverni lunghi e nevosi.

In questa fascia, i boschi sono dominati dalle faggete (Fagus sylvatica), che formano veri e propri tappeti verdi durante l’estate e si tingono di colori caldi in autunno.

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Sopra i 1200-1300 metri iniziano ad apparire le conifere, con il predominio dell’abete bianco (Abies alba).

Questa è una delle fasce più importanti per il trekking, in quanto offre una varietà di sentieri immersi nella natura.

  • Appennino: Prevalenza di faggete nelle quote medie, che formano boschi ombrosi e ricchi di sottobosco.
  • Alpi e Dolomiti: Qui si osserva una transizione progressiva verso le conifere, con abeti rossi, pini silvestri e larici che cominciano a dominare il paesaggio. Nelle Dolomiti, l’abete rosso è particolarmente presente a queste quote, creando foreste fitte e scure.

Fascia subalpina (1500-2000 m s.l.m.)

Salendo ancora di quota, le temperature diventano più rigide, con un inverno molto lungo e nevoso.

In questa fascia predominano le conifere, con l’abete rosso (Picea abies) e il larice (Larix decidua) come specie principali.

Il sottobosco è più rado e inizia a mostrarsi la tipica vegetazione di alta montagna, come il rododendro (Rhododendron ferrugineum).

  • Appennino: Qui la vegetazione si fa più rada, con boschi di faggio che si estendono fino a quote più elevate rispetto alle Alpi, grazie a condizioni climatiche più miti. In alcune zone, come l’Appennino tosco-emiliano, si trovano estese praterie secondarie, utilizzate per il pascolo
  • Alpi e Dolomiti: Le foreste di conifere si spingono fino ai limiti superiori delle Dolomiti, dove i larici lasciano il posto a pascoli d’alta quota e a vegetazione alpina specializzata. Queste aree sono tra le più suggestive, con i larici che in autunno si tingono di un giallo intenso prima di perdere gli aghi.
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Fascia alpina (2000-3000 m s.l.m.)

Oltre i 2000 metri, la vegetazione arborea scompare quasi del tutto, lasciando spazio a praterie alpine e piante pionieristiche in grado di resistere a condizioni estreme, come il gelo per gran parte dell’anno e un periodo vegetativo brevissimo.

Qui si trovano arbusti nani come il ginepro nano (Juniperus communis) e specie erbacee adattate alle basse temperature e alla scarsità di nutrienti.

  • Appennino: Questa fascia è meno presente, ma alcune specie alpine possono essere trovate sulle cime più alte, come il Gran Sasso o il Monte Cimone.
  • Alpi e Dolomiti: Le Dolomiti presentano una ricca flora alpina, con fiori variopinti come genziane, sassifraghe e campanule che colorano i prati rocciosi durante l’estate. Le Dolomiti, grazie alla loro geologia unica, offrono condizioni ottimali per la crescita di piante rare, alcune delle quali endemiche di questa zona.

La Fascia nivale (Oltre i 3000 m)

Al di sopra dei 3000 metri, nelle regioni alpine o in catene montuose simili, la vegetazione si riduce ulteriormente.

Qui prevalgono rocce esposte, ghiaioni e nevai permanenti, con una copertura vegetale quasi nulla.

In questa fascia alcune specie resistenti, come licheni e muschi, riescono comunque a sopravvivere.

Questa fascia è più comune nelle Alpi e nelle Dolomiti, mentre nell’Appennino è assente, dato che poche cime superano i 3000 metri.

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Confronto tra Appennino, Alpi e Dolomiti

Le differenze principali tra l’Appennino e l’arco alpino (incluso le Dolomiti) risiedono principalmente nel clima e nelle condizioni geografiche.

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L’Appennino ha un clima più mite e umido, con stagioni più lunghe per la crescita vegetale, mentre le Alpi e le Dolomiti presentano inverni più rigidi e lunghi.

Di conseguenza, nell’Appennino, le faggete e le praterie d’alta quota si estendono a quote maggiori rispetto alle Alpi.

Nelle Dolomiti, l’abbondanza di calcari e dolomie favorisce la presenza di specie endemiche e rare, rendendo questa zona un vero paradiso per gli amanti della flora alpina.

Conclusione

La distribuzione delle piante nei boschi in relazione all’altitudine rispecchia un graduale adattamento delle specie alle diverse condizioni climatiche.

Ogni fascia altitudinale ha una vegetazione caratteristica, che risponde alle variazioni di temperatura, precipitazioni e durata del periodo vegetativo.

Conoscere queste differenze è fondamentale per gli escursionisti e gli amanti della natura, poiché consente di comprendere meglio gli ecosistemi che attraversano e di godere appieno della diversità del paesaggio.

Questa suddivisione non è rigida e può variare a seconda della latitudine, dell’esposizione e delle condizioni locali, ma rappresenta un quadro generale utile per chi si avventura in ambienti naturali a diverse altitudini.

Dall’Appennino alle Alpi e alle Dolomiti, l’altitudine e il clima giocano un ruolo determinante nella distribuzione della vegetazione.

Le fasce altitudinali variano notevolmente tra queste catene montuose, offrendo una diversità botanica unica e affascinante per ogni escursionista e appassionato di montagna.

La comprensione di queste dinamiche non solo arricchisce l’esperienza di trekking, ma permette anche di apprezzare appieno la bellezza e la fragilità di questi ambienti.

Buon Trekking…

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