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Alla gente dei Sibillini…
E’ l’8 luglio e le signore del borgo stanno addobbando le vie del paese per la festa del patrono che si terrà il giorno seguente per San Benedetto Abate.
Il sole è alto a Montemonaco, ma l’altitudine di quasi 1.000 metri e la presenza della montagna li a fianco rende la calura più che sopportabile.
Il comune di Montemonaco si erge nell’alta valle dell’Aso nel parco dei Monti Sibillini, con la vista sulle cime di oltre 2.000 metri del gruppo montuoso dove le creste separano le Marche dall’Umbria.
A sud-ovest il Vettore (vedi articolo) ed il Redentore (vedi articolo) sono le più elevate e custodiscono, incastonato tra le loro pendici, il suggestivo lago di Pilato.
Seguendo lo spartiacque verso nord-est si nota una vetta a forma di corona che domina Montemonaco e al tempo stesso l’antico borgo ne è la porta di accesso per arrivare alla sua sommità.
Quella lassù, ben scrutabile a vista è una montagna leggendaria, magica, misteriosa, dove in ogni epoca uomini impavidi si sono inerpicati su i suoi declivi per poter svelare i misteri li celati:
è la Sibilla.
Antiche leggende di fate e creature della montagna sono ancora raccontate dagli abitanti di questi luoghi; forse sono gli abitanti stessi queste creature, uomini e donne con una tempra resistente ed animo sincero e verace, che nessun terremoto come quello del 2016 potrà spezzare.
Antiche leggende orali come quella del Guerin Meschino, che Andrea da Barberino romanziere toscano del 1400, mettendo inchiostro su carta, ne fece diventare un eroe da imitare per ogni generazione nelle epoche a seguire.
Guerin Meschino, il cavaliere errante che impugnando la spada per la giustizia, inizia un incredibile viaggio da Costantinopoli alla ricerca dei suoi genitori per scoprire le sue origini.
Tra le avventure più intense fu proprio quando la fata Sibilla intrappolò il temerario Guerin nel suo regno all’interno della montagna, durante il quale lo tentava di lussuria senza rivelargli le sue origini.
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Allo scadere dell’anno, per evitare di rimanervi per sempre, il cavaliere Meschino fuggì.
Grazie a questo coinvolgente racconto, che vivamente consigliamo di leggere, Montemonaco è gemellato con il paese toscano Barberino Val d’Elsa che dette le origini allo scrittore.
Inebriati da tanta leggenda, allacciamo gli scarponi e carichiamo lo zaino e così da Montemonaco iniziamo l’ascesa verso la cima del monte Sibilla, alla scoperta, come il Guerin Meschino, delle nostre origini o male che vada, di bellissimi scorci panoramici da raccontare ai posteri.
Come salire sul monte Sibilla
Il monte Sibilla, alto 2.173 metri, appartiene al massiccio montuoso dei Sibillini ed è posto nel Comune di Montemonaco in provincia di Ascoli Piceno .
Il monte prende il nome dalla Sibilla Appenninica, una creatura magica che secondo antiche leggende, vive all’interno della grotta ubicata poco sotto la cima dove ad oggi l’ingresso è crollato dopo l’ultimo terremoto.
Il luogo di partenza del sentiero è dal rifugio Sibilla a quota 1.550 metri circa che attualmente non è in servizio, c’è però una fonte dove è possibile rifornirsi di acqua fresca.
Il rifugio è raggiungibile tramite una carrareccia di 6 km percorribile in auto ma si consiglia, onde evitare traffico nel rispetto della montagna, di usufruire del servizio navetta con partenza da Montemonaco.
Fatto un dislivello di 220 metri per 1,100 km in direzione del monte Zampa, il sentiero conduce alla cresta dove inizia una “parata” che vale tutta l’escursione: una vista panoramica a 360° dove nelle giornate più limpide si scorge fino al massiccio del Gran Sasso con il Corno Grande a sud (vedi articolo) ed i due mari opposti, l’Adriatico ad est ed il Tirreno ad ovest.
Altri 3 km con un dislivello dolce e graduale di circa 400 metri per arrivare alla cima posta all’interno della corona di roccia, dove per salire quest’ultima ci sarà da affrontare un facile passaggio di I° grado dove una catena di sicurezza agevolerà l’attraversamento tra le rocce. Non c’è esposizione.
Dalla cima a quota 2.173 metri, la vista sul massiccio dei Sibillini è ancora più affascinante: in direzione sud una retta immaginaria collega visivamente la Sibilla con il lago di Pilato, il quale in lontananza giace alla base del Pizzo del Diavolo ed il monte Vettore.
L’escursione a questo punto ha due opzioni per ritornare al rifugio Sibilla: la prima è ripercorre il percorso fatto oppure, scendendo alcuni gradoni dalla cima facendo attenzione a non scivolare, continuare la cresta per 1 km circa fino ad incontrare sulla sinistra la lunga carrareccia che dalla Sella del Meschino dopo oltre 6 km arriva al rifugio.
Partenza | Rifugio Sibilla Ⓟ |
Distanza | 11,6 km ⇔ |
Tempo | 4,30 h ◔ |
Dislivello in salita | 645 m ⇑ |
Dislivello in discesa | 645 m ⇓ |
Quota massima | 2.173 m ▲ |
Quota minima | 1.554 m ▼ |
Sentieri | CTPAD04, 155 ↝ |
Difficoltà | E |
Consigliamo
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