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Con il cuore in gola procediamo sul sentiero inebriato dal profumo di mugo, alle prime luci del mattino.
Di colpo alcune ombre di strani volatili attraversano i nostri volti, forse due archaeopteryx, che a forte velocità scompaiono tra gli abeti.
Il battito si fa sempre più accelerato come se all’improvviso il nostro sguardo dovesse incrociare quello di un T-rex: non è il giorno giusto per finire come pasto… desideriamo ben altro…
Ancora alcuni passi tremolanti ed usciamo dalla foresta…
davanti a noi si apre la rampa di rocce bianche del monte Pelmetto e quella ascesa da affrontare ci fa tornare alla realtà, terminando così questo sogno giurassico che ci ha trasportato come in un film di qualche decennio fa.
Il massiccio del Pelmo
Il Pelmo è una montagna di 3.168 metri in provincia di Belluno facente parte delle Dolomiti di Zoldo.
Questa montagna è composta da due massicci separati da un canalone: il Pelmo stesso e, posto ad ovest, il Pelmetto, che raggiunge una quota di 2.994 metri.
Una leggenda narra che il Padreterno dopo aver creato l’Antelao, il Sorapis, il Cristallo, le Tofane e le Marmarole, oramai stanco, creò il Pelmo per potersi sedere e riposare.
Non a caso dalle genti del luogo, il massiccio del Pelmo, è chiamato “el Caregón de ‘l Pareterno” ossia, il Trono del Padreterno, dove nella parte superiore esposta a sud-ovest ospita un circo glaciale chiamato il Valón.
Per certo, c’è da dire che il Pelmo è stata la prima cima dolomitica ad essere scalata nel 1857 dall’irlandese John Ball, ma oltre alle imprese alpinistiche, la montagna raggiunge la notorietà, quando il ricercatore cadorino Vittorino Cazzetta agli inizi degli anni ’70, identifica in un masso posto a quota 2.050 metri, orme di dinosauri di 220 milioni di anni fa: una scoperta paleontologica tra le più importanti del continente.
Il masso delle orme di dinosauro
Era il Triassico Superiore, 220 milioni di anni fa, dove nell’attuale area si estendevano, create dal moto delle maree, paludi lacustri formate da sabbie, argille e spessi strati di alghe: furono l’habitat ideale per alcune specie di dinosauri.
Proprio su quelle argille, primati come Plateusaurus ed altri quadupedri e bipedi, erbivori e carnivori, forse quest’ultimi all’inseguimento dei primi, lasciarono per l’eternità la testimonianza del loro passaggio.
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Con il susseguirsi delle ere geologiche, questi strati divenuti dura roccia, si sono elevati fino a toccare i 3.000 metri di quota, dando origine al monte Pelmo, oggi Patrimonio Unesco.
Merita la visita il museo “Vittorino Cazzetta” a selva di Cadore, dedicato all’escursionista-ricercatore scomparso tragicamente all’età di 49 anni sul Piz del Corvo.
E’ possibile osservare all’interno del museo reperti di interesse paleontologico, archeologico e storico di cui la sepoltura mesolitica con il corredo funerario proveniente da Mondeval de Sora, scoperta anch’essa da Vittorino Cazzetta; esposto all’interno del museo anche il calco della superficie del masso caduto dal Monte Pelmetto con le impronte di dinosauro: ribadiamo, scoperte di fama internazionale.
I percorsi del monte Pelmo
Partendo dal rifugio Staulanza posto sull’omonimo passo, i percorsi classici da fare sono tre.
Per grado di difficoltà escursionistico (E) è possibile raggiungere il Masso delle Orme e ritornare al punto di partenza sullo stesso percorso.
Sempre con grado di difficoltà escursionistico, una volta scesi dal versante del Pelmetto dove è ubicato il Masso delle Orme è possibile raggiungere il rifugio Venezia e ritornare indietro.
Per gli escursionisti esperti (EE) è possibile fare il grande giro del Pelmo dove si richiede molte ore di camminata in alta quota con grande dislivello e destrezza nel passare qualche punto esposto ed attrezzato.
Nel grande giro del Pelmo sarete ripagati da scenari mozzafiato sul Civetta, l’Antelao, il Sorapis ed altri ancora.
Partenza | passo Staulanza Ⓟ |
Distanza | 15,3 km ⇔ |
Tempo | 6 h ◔ |
Dislivello in salita | 1.082 m ⇑ |
Dislivello in discesa | 1.082 m ⇓ |
Quota massima | 2.505 m ▲ |
Quota minima | 1.768 m ▼ |
Sentieri | 472, anello zoldano, sent. Flaibiani ↝ |
Difficoltà | EE |
Ascent/Descent: 1343 m 1343 m
| Distance: 14.75 km |
Da Passo Staulanza fino al Masso delle Orme
Prendendo il sentiero 472 dal Passo Staulanza, si procede tra un bosco di abeti ed alcuni punti a mezza costa per circa 2,1 km fino alla deviazione a sinistra, che lasciando il sentiero principale, conduce fuori dal bosco.
Usciti dal bosco il sentiero continuerà tra mughi e bassa vegetazione incontrando anche una sorgente, fino ad arrivare a l'ascesa finale verso il Masso delle Orme, sul fianco sud-ovest del monte Pelmetto.
Il dislivello da affrontare è poco più di cento metri ma reso impegnativo per pendenza e terreno sdrucciolevole con diversi passaggi su roccia.
Da evitare in caso di terreno umido onde evitare gravose cadute, soprattutto nella fase di discesa.
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Il Masso delle Orme vi trasmetterà un'emozione incredibile ed il panorama, che va dal vicino monte Civetta fino a nord alla cima del Piz Boè, vi lascerà senza fiato.
Ritorno al passo Staulanza sullo stesso sentiero.
Partenza | passo Staulanza Ⓟ |
Distanza | 5,2 km ⇔ |
Tempo | 3 h ◔ |
Dislivello in salita | 312 m ⇑ |
Dislivello in discesa | 311 m ⇓ |
Quota massima | 2.023 m ▲ |
Quota minima | 1.768 m ▼ |
Sentieri | 472 ↝ |
Difficoltà | E |
Ascent/Descent: 405 m 405 m
| Distance: 5.18 km |
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