Eravamo nel borgo di Maresca per avventurarci nei giorni a seguire nella bellissima Foresta del Teso nella Montagna Pistoiese e girellando per gli antichi edifici ecco che su un muro trovammo posta una targa di cui la scritta…
“il 14 maggio 1950 a Maresca, presso la pensione Mizia, vennero approvate le “norme di Maresca”,
un sistema di segnatura dei sentieri appenninici che furono estese ed applicate in tutta Italia.
Ancora oggi i colori bianco e rosso guidano i passi degli escursionisti,
fra praterie, boschi e rocce e rendendo più sicuro il loro cammino.”
Dopo anni di sentieri e di segnavia bianchi e rossi incontrati, è stata una scoperta fantastica, che onora un luogo di antiche origini come Maresca, un bosco incontaminato come “La Foresta del Teso” e tutta la verdissima Montagna Pistoiese.
Leggi anche l’articolo “La Foresta del Teso”.
Il Convegno di Maresca del 14 maggio 1950
Il Convegno di Maresca si tenne il 14 maggio 1950 e vi parteciparono le Sezioni del Club Alpino Italiano di Bologna, Modena, Lucca, Pistoia, Firenze e naturalmente Maresca.
Il Dott. Fini, l’allora Presidente della Sezione, aprì la seduta sottolineando l’importanza dell’argomento in discussione, cioè la segnatura dei sentieri appenninici, e dando successivamente la parola all’ing. Mori, cui era stato affidato il compito di studiare il progetto, che riportato su carta topografica venne illustrato ai presenti.
Queste furono in sostanza le proposte:
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posizionare i cartelli indicatori in ogni centro;
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individuare ciascun sentiero con numeri pari a destra dei crinali e dispari a sinistra;
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indicare con lo “00” il sentiero di crinale.
Queste prime indicazioni furono seguite da un dibattito il cui scopo principale era di ottenere l’ampliamento della zona di segnatura ed in particolare l’ing. Bortolotti chiese che gli itinerari comprendessero la Toscana, l’Emilia, la Lucchesia e il Modenese anche per la media altitudine.
Il sig. Sardi di Lucca chiese che nel progetto venissero incluse zone come Prato Fiorito, l’Orrido di Botri e gli itinerari adiacenti.
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Il progetto di massima dell’ing. Mori si prestava infatti ad essere esteso anche ad altre zone, mantenendo i criteri di segnatura indicati.
L’ing. Bortolotti propose anche una suddivisione della catena appenninica in zone turistiche-alpinistiche, per ognuna delle quali doveva essere fatta una rappresentazione topografica ed esservi posti i segnavia.
Le zone proposte furono Montepiano-Oppio, Oppio-Abetone, Abetone-Foce delle Radici; la numerazione progressiva nell’ambito di ogni zona avrebbe seguito la direzione Est-Ovest.
Furono anche stabiliti i segnali: campo bianco con numeri neri e fasce laterali rosse in senso verticale e per i crinali la segnatura venne prevista con pali di castagno muniti di traversa interrata e fuoriuscenti da terra 1,30 m. circa.
Il Sig. Fornaciari di Modena propose una modifica di numerazione nei crinali indicando gli stessi con due zeri (00).
L’ing. Bortolotti trovò molto interessante questa proposta che si impegnò a sostenere anche in seno al Comitato Centrale perchè venisse presa in considerazione.
Altro problema affrontato fu quello del reperimento dei fondi per la realizzazione del progetto e i partner più adatti sembrarono essere gli Enti provinciali del Turismo.
Inoltre le Sezioni interessate avrebbero dovuto riunirsi spesso per coordinare le attività allo scopo di dare unitarietà al risultato finale.
I risultati raggiunti nel convegno furono nei giorni successivi pubblicizzati sui quotidiani “Il Pattinino”, “Il Nuovo Corriere” e “La Nazione” sottolineando come le iniziative prese potessero favorire lo sviluppo dell’escursionismo e contemporaneamente dare maggiore sicurezza ai gitanti.
Un comunicato più dettagliato venne inviato anche alla rivista del CAI “Lo Scarpone”, con preghiera di pubblicazione. Al convegno seguì una immediata richiesta alla sottosezione del CAI di Abetone, non presente all’incontro, di tracciare sulla carta gli itinerari più importanti affinché l’ing. Mori potesse completare o modificare i principali percorsi verso il Monte Gomito, l’Alpe delle Tre Potenze e il Cimone.
La stessa carta avrebbe poi dovuto tornare al CAI Maresca per essere completata nelle zone di sua competenza.
Il lavoro di individuazione e trasferimento su carta dei sentieri proseguì con grande impegno e nella lettera del 7 giugno all’ing. Mori si diceva che per quanto riguardava la zona Gomito-Tre Potenze non era necessario apportare modifiche, mentre nella edizione definitiva della carta
dovevano essere indicate la Casetta Pulledrari, il tratto del sentiero del Lago Scaffaiolo dalla parte sud dell’Uccelliera e l’itinerario che dal vivaio basso di Maresca porta alla Maceglia.
Fonte: caimaresca
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