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“Alla mi’ Mamma, nativa di questo luogo…”
Il lago dell’Accesa si trova nelle Colline Metallifere della Maremma grossetana, all’estremità meridionale del territorio comunale di Massa Marittima.
Questo suggestivo specchio d’acqua è alimentato da una sorgente sotterranea di origine carsica, ed ha una profondità compresa tra i 20 e 40 m, con una circonferenza di circa tre chilometri.
Dal lago nasce il fiume Bruna che dopo alcune decine di chilometri sfocia nel mare a Castiglione della Pescaia.
Le acque cristalline sono popolate da una fauna ittica come trote, lucci, carpe, persici ed una variegata presenza di uccelli acquatici.
Rigogliosa e selvaggia è la vegetazione che circonda il lago, costituita da canneti, giunchi, pioppi ed eucalipti e dalla tipica macchia mediterranea.
Nel lontano agosto del 1998 il lago dell’Accesa fu al centro della cronaca nazionale: un medico tedesco, amante della birra, vide abbandonare un coccodrillo nelle acque del lago.
Ribattezzato con il nome “Birillo”, del grosso rettile, nonostante mesi di costante ed assidua ricerca, non fu mai ritrovata traccia, e questa “buffa” notizia, destò talmente tanta attenzione, che fu riportata addirittura oltreoceano dal New York Times.
L’atmosfera suggestiva e misteriosa che circonda il lago dell’Accesa, è fonte generatrice di antiche leggende, come quella chiamata “la leggenda del Lago”, la cui origine arriva dagli antichi Etruschi, e viene trasmessa oralmente di padre in figlio.
La storia del lago è strettamente legata a quella degli Etruschi, che si insediarono già nel VI secolo a.C., dove trovarono nelle aree limitrofe, importanti giacimenti minerari per la produzione del metallo.
Il distretto industriale etrusco si sviluppò sull’area collinare in prossimità del lago, dove oggi, divenuto parco naturale, sono visibili alcune tombe e resti di quartieri urbani.
L’attività industriale proseguì anche nei secoli successivi: dal periodo romano si propagò fino al Settecento.
Nelle località di Forni dell’Accesa e di La Pesta, ubicate all’interno del parco, si sono conservati i resti degli altiforni che testimoniano la passata attività siderurgica, legata all’industria estrattiva.
L’interruzione delle attività industriali coincise con l’inizio delle opere di bonifica settecentesche intraprese dai Lorena, che determinarono una notevole riduzione della superficie lacustre, a vantaggio di nuovi terreni ottenuti per le attività agricole legate alla coltivazione del tabacco.
La leggenda del lago
Si racconta che in onore di Sant’Anna, tutti gli agricoltori del luogo consacravano il giorno al riposo.
Ma un 26 luglio miticamente lontano, degli agricoltori, beffandosi della tradizione, procedettero alla trebbiatura:
“… gli uomini impartivano ordini urlando, avvolti nella pula che si alzava e li ricopriva; i bambini correvano portando brocche di vino; le donne, nella grande cucina, spennavano polli per preparare il pranzo.
La scena era festante e nessuno mostrava malessere per il fatto di contravvenire ad un patto lontano, che si era stabilito fra l’uomo e la divinità, anzi aleggiava quasi un senso di sfida: i contadini avevano lavorato bene la loro terra e ora raccoglievano il frutto del proprio lavoro.
Fu allora che l’aria venne squarciata da un boato tremendo, accompagnato da grida, urla, scalpiccii e nitriti che risuonavano cupi, rimbombanti da collina a collina, quindi tutto fu inghiottito in una voragine apertasi nelle viscere della terra, poi tornò la quiete e in quello stesso luogo luccicarono al sole le acque verdognole di un laghetto“.
Da “Per viottoli, sentieri e stradelli. Il lago dell’Accesa e dintorni, Follonica 2000” di Lidia Orlandini
Il comportamento di Sant’Anna ci permette di riconoscere dietro al nome della madre della Madonna la divinità della terra, signora delle messi e dei lavori agricoli: Mater Matuta, Cerere, Demetra, potentissima e vendicatrice, onorata e temuta sotto diversi nomi da tutti i popoli antichi, Etruschi, Italici, Greci e Latini.
La leggenda potrebbe contenere il frammento di una storia etrusca mentre, genti del luogo, raccontano che nella notte del 26 luglio, si sentono intorno al lago dei lamenti e voci concitate, insieme allo scalpiccio dei cavalli e ai muggiti dei buoi.
Nella notte del 26 luglio, come un rito che si ripete ogni anno, curiosi del momento ed assidui frequentatori del lago, sostano sulla riva del lago in attesa di percepire i “rumori” della leggenda.
Il percorso
Partenza dal villaggio La Pesta (Google Maps)
Distanza 14,5 km
Dislivello in salita 414 m
Quota max 283 m
Sentieri 35, 36, sentieri e strada bianca senza numerazione. Consigliato l’utilizzo della traccia gpx.
Difficoltà E
Mappa in pdf con qr-code per attivare la traccia gpx:
Traccia gpx da caricare su un dispositivo gps/smartphone:
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