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Al nostro Amico Franco originario di questi luoghi…
La Foresta del Teso si estende per 1915 ettari da quota 795 fino a 1.732 metri di altitudine, da Pracchia a San Marcello Pistoiese, dal fiume Reno al torrente Verdiana, conservando il suo nucleo a Maresca ed Orsigna, in provincia di Pistoia in Toscana.
La foresta caratterizzata da una vegetazione di altofusto prevalentemente di faggio, castagno è abete e anche ricca di prodotti del sottobosco come i prelibati funghi porcini, i lamponi e i mirtilli.
La fauna presente nella foresta, comprende il cervo, il daino, il capriolo, il cinghiale, il muflone, la poiana, il tasso, istrice, la volpe comune, qualche esemplare di lupo e alcune specie di mustelidi.
Si trovano inoltre alcune specie di picchio, la passera scopaiola e il tordo bottaccio.
La foresta del Teso è attraversata da una rete di sentieri che consentono passeggiate ed escursioni sia in estate sia in inverno, ed è possibile raggiungere quasi 2.000 metri di altitudine delle vette più alte quali monte Gennaio e Corno alle Scale situati in questa parte di Appennino.
Da Maresca è possibile salire sino al Rifugio Montanaro a quota 1.567 metri, gestito dal CAI Montagna Pistoiese e fornito di posti letto.
Grazie ad una rarissima felce, la Foresta del Teso è stata menzionata anche dal New York Times.
Il borgo di Maresca
Maresca è una frazione del comune di San Marcello Piteglio sulla Montagna Pistoiese, sul torrente omonimo, che è il primo affluente del fiume Reno.
Posta ad un’altitudine di 790 metri, è un antico borgo situato in una zona che in età antica ha conosciuto l’influenza dei liguri e dei romani.
Sulle rive del torrente Maresca, verosimilmente nella piana limitrofa, nel 62 a.C., secondo molti storici, si svolse la battaglia, detta impropriamente di Pistoia e più propriamente di Campo Tizzoro.
In quella battaglia perse la vita Lucio Sergio Catilina per opera delle milizie del console Gaio Antonio.
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Il primo documento in cui compare il nome del paese è un atto di donazione risalente al 1136 in cui viene citato un pezzo di “terra castagnata posto alla Maresca”.
Nel catasto del 1427 sono documentati un mulino e una ferriera (forse l’attuale ferriera Papini), esistenti da tempo e di proprietà di alcuni abitanti di Gavinana.
È appurato che all’inizio del Seicento Maresca fu trasformata in centro protoindustriale dove arrivava il ferro estratto dall’isola d’Elba.
La scelta ricadde su questa valle sia per la ricchezza di legname sia di acqua: infatti l’intera montagna pistoiese era nota come la Grande Selva.
Venivano forgiati attrezzi per l’agricoltura e per l’attività boschiva e la produzione veniva esportata anche nelle regioni del Nord Italia.
Nel ‘600 sorsero numerosi mulini che sfruttavano i numerosi corsi d’acqua per la macinatura del grano e soprattutto delle castagne, principale fonte di sostentamento degli abitanti della montagna fino a secondo dopoguerra.
Emozionante testimonianza è il molino Guidotti, situato nel centro storico di Maresca: un valore storico inestimabile di proprietà della famiglia Rastelli, di cui abbiamo avuto l’onore di visitare.
Fino all’inizio del XX secolo l’economia locale si basò anche sulla pastorizia e sull’attività boschiva.
Preponderante fu l’immigrazione stagionale per il taglio dei boschi, dove i boscaioli locali erano eccellenti e ben accolti nelle varie regioni dove per quest’attività scarseggiava la mano d’opera: Maremma, Umbria, Sardegna e Corsica.
All’interno di Maresca si trova il Palazzo Rospigliosi, di origine cinquecentesca nel quale sono situati affreschi del pittore Bartolomeo Valiani, e strutture architettoniche di notevole interesse artistico.
Durante il nostro soggiornare nel borgo veniamo a conoscenza da una targa posta su un muro che qui “il 14 maggio 1950 a Maresca, presso la pensione Mizia, vennero approvate le “norme di Maresca”, un sistema di segnatura dei sentieri appenninici che furono estese ed applicate in tutta Italia.
Ancora oggi i colori bianco e rosso guidano i passi degli escursionisti, fra praterie, boschi e rocce e rendendo più sicuro il loro cammino.”
Maresca è un grande crocevia di antiche strade di comunicazione e pellegrinaggio dove tutt’oggi sono percorribili a piedi il Cammino di San Bartolomeo e l’antica via Romea Strata ed è presente un ostello per il ricevimento dei pellegrini e viandanti.
L’antica Ferriera Papini
La Ferriera Papini ed è una delle tappe principali dell’Itinerario del Ferro, parte dell’ampio Ecomuseo della Montagna Pistoiese.
La storica presenza dell’industria del ferro su queste montagne è dovuta alla grande disponibilità d’acqua, che in passato è stata la fonte di energia naturale che ha tenuto in moto tutti i macchinari necessari alla lavorazione.
Fu anche Cosimo I de’ Medici, nel Cinquecento, a contribuire affinché questa zona diventasse il primo polo siderurgico della Toscana, tanto che fin quassù arrivava il ferro proveniente dalle ricche miniere dell’Elba.
L’Ecomuseo della Montagna Pistoiese
Per l’importante testimonianza storica e culturale di questa area del centro-nord della Toscana, nasce nel 1988 su iniziativa dell’Assessorato alla cultura della Provincia di Pistoia, l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese.
L’Ecomuseo in parte all’aperto è situato nel territorio montano pistoiese e comprende varie aree tematiche: dalle attività protoindustriali a quelle della vita quotidiana.
L’integrazione dell’uomo con la natura è la chiave di questo museo ed è un insieme di 6 itinerari all’aperto, musei, poli didattici e manufatti storici.
L’ecomuseo permette di conoscere la Montagna Pistoiese attraverso i segni che il rapporto fra uomo e ambiente ha lasciato durante secoli di storia.
Un ambiente essenziale, dove l’acqua e il bosco hanno fornito materia prima ed energia, utilizzata dagli abitanti per impianti produttivi semplici e ingegnosi: ferriere, ghiacciaie, molini.
Nel 2011 è nata l’Associazione Ecomuseo della Montagna Pistoiese che gestisce tutto il sistema ecomuseale e ha sede a Gavinana nello storico Palazzo Achilli, Punto Informativo Centrale dell’Ecomuseo.
Per informazioni e orari delle visite consultare il sito del Ecomuseo della Montagna Pistoiese.
Quelle cose belle…
Nel 2020 a 75 anni dal bombardamento atomico su Nagasaki nel giardino della casa famiglia San Gregorio Magno è stata inaugurata l’opera realizzata dallo scultore Dorando Baldi per ricordare l’attività svolta dai bambini ed anziani di Maresca che con la realizzazione di migliaia di origami hanno promosso il messaggio di pace per i bimbi nel mondo.
Il messaggio nasce dalla storia delle mille gru di carta della bambina Sadako Sasaki che all’età di due anni sopravvisse alle esplosioni delle bombe atomiche.
Anni dopo si ammalò a causa delle radiazioni e prima di morire, all’età di dodici anni, espresse il desiderio che nessun bimbo soffrisse e morisse più a causa della guerra.
Col tempo Sadako ed i suoi origami sono diventati simbolo di pace e speranza in tutto il mondo.
Il percorso
Il percorso è di circa 15 chilometri per una risalita di 800 metri toccando il punto più alto di 1.662 metri sulla Pedata del Diavolo.
I percorsi che si possono effettuare nell’area in base al tempo a disposizione e grado di difficoltà sono veramente tanti.
Difficoltà E
Time: 14/09/2020, 08:31 |
Duration: 07:51:07 |
Ascent/Descent: 875 m 936 m
| Distance: 15.25 km |
Dove alloggiare
Nidi del Faggio Rosso è un Loft molto caldo e accogliente.
Di recentissima costruzione, è composto da cucina completamente attrezzata, camera con letto matrimoniale e letto a castello, e un bagno spazioso.
Gode di una bellissima vista sulle montagne circostanti.
Dista 500 metri dal centro di Maresca e 200 metri dal più vicino Mini Market.
Di fronte al cancello di ingresso potete percorrere la ormai ex ferrovia della Fap, trasformata in percorso trekking.
E' possibile contattare la struttura direttamente su Facebook o su Airbnb, Booking ed altri.
Un libro nello zaino...
Come un filo che pende
di Federico Pagliai
Un mondo di crinali, natura, alberi, pietre, animali e funghi.
Atmosfere tra fiaba e realtà.
La storia di una vita, quella di Gildo, ultimo contadino della montagna pistoiese, ripercorsa attraverso esperienze, storie e ricordi raccolti dalla penna di Federico, giovane legato alla montagna e alle proprie radici che vuole tenere vive e riscoprire per non perderle del tutto.
Storia di un incontro tra generazioni ma anche storia dello sviluppo, spesso avventato, di una comunità.
Andare a lavorare in fabbrica e abbandonare i vecchi mestieri di bosco, di bestie e di campo o continuare a vivere in montagna in simbiosi con i ritmi dettati dalle stagioni?
Bivio che divide e che costruisce nuove realtà sociali.
Attraverso i racconti di questo libro sarà possibile tornare a vivere un tempo in cui la vita degli uomini scorreva in simbiosi con una natura forte e fiera, un altro mondo così diverso da quello di oggi.
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